Antonio, l’artigiano 91enne in grado di incantare con le sue mani

Antonio, l’artigiano 91enne in grado di incantare con le sue mani

Castelli, 31 Luglio 2024

Era in attesa, Antonio. Nell’abitazione della figlia ci aspettava dopo aver preparato tutto con cura. Le parole per lui sono poco efficaci per spiegarsi, ne usa poche infatti. Ci presentiamo partendo dall’età: lui sorride e dice di essere più giovane di noi e stiamo al gioco. Ha 91 anni, ma il dato anagrafico è poco rispondente alla sua fisicità e alla sua mente.

Ci sediamo nel grande tavolo del salotto che in pochi minuti diventa un banco espositivo di grande pregio: flauti realizzati con ossa di pecore, pipe, fischietti costruiti con la terra (cotta e cruda), cestini in vimini e borse di vario tipo. Mostra tutto con orgoglio. Inizia dal flauto, lo suona e si compiace dello stupore che ci regala e nel suo dialetto ci spiega che quando si uccidevano le pecore non si buttava nulla, neppure le ossa, materia prima per questi strumenti. Non ha avuto maestri, solo talento e voglia di fare. Da autodidatta ha affinato la sua tecnica e migliorato le sue creazioni.

Antonio Menei è nato l’11 ottobre del 1932 a Befaro, nel comune di Castelli, ma da qualche anno spesso si ferma a dormire dalla figlia Argentina a Bisenti, dove lo incontriamo. Ha sempre fatto il contadino e lo dice accompagnando le parole con un gesto che sembra sminuirne l’importanza. Non siamo d’accordo e lui sorride timidamente quando gli facciamo notare che quel che ha fatto e sa fare è qualcosa di prezioso.

Per vincere l’imbarazzo continua a mostrare le sue creazioni: i fischietti a forma di gallina sono diversi tra loro, tutti i pezzi sono unici, alcuni sono di terra cotta grazie a un laboratorio nel territorio di Castelli cui si è rivolto, altri sono interamente frutto del suo lavoro.

Quando ci fa vedere le borse ci tiene a spiegare la fatica che c’è dietro, quelle con foglie di mais sono le più complesse. Mostra il telaio e il come si avvia il lavoro. “Per fare una borsa così 14 giorni ci vogliono”, ci dice. Più veloci da realizzare quelle con le corde utilizzate per il fieno. Bellissimi i cestini, con il vimine che ricava dalle piante nei suoi terreni, nascono così portafrutta, bomboniere, portabottiglie e portaoggetti.

Antonio ha avuto due figlie, 4 nipoti e 6 pronipoti e vorrebbe che qualcuno potesse proseguire con questa sua antica arte, ma sa che tutto ciò che ha fatto comunque non sarà dimenticato.

Negli anni ha realizzato tantissime creazioni, per lo più regalate. Gran parte del tempo nel quale restiamo in sua compagnia, osserviamo le sue mani e i movimenti delle dita. C’è quell’eleganza dei movimenti lenti e ponderati che tanto dice dell’attenzione che ogni gesto nasconde. Sono mani paragonabili a un libro aperto: rughe e calli si alternano in una ruvidezza solo apparente. Accarezza ogni cosa che tocca, anche la nostra attenzione sembra essere solleticata e sfiorata dalla sua delicatezza. Ci salutiamo così, stringendo quelle mani e ricambiando il suo sorriso. Affascinate dalla sua persona, dai suoi modi e dalla sua straordinaria arte che, anche se solo con le parole, proviamo a tramandare.

Evelina Frisa

 

 

 

 

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