14 Gennaio 2025
L’insegnamento è un mestiere molto creativo. Anno dopo anno, davanti a noi passano tantissimi ragazzi. Li vedi crescere. Cambiano le loro prospettive, le loro esigenze, cambiano le generazioni. L’insegnante deve reinventarsi ogni volta, deve essere pronto quotidianamente al problem solving, avendo a che fare con una materia viva.
Gli studenti vanno stimolati, bisogna cercare mille e una strategia per intercettarli. Questo aspetto creativo appartiene anche a quella che è la professione del curatore, che per ogni mostra ha una situazione diversa e ogni volta si trova a cucire un vestito appositamente pensato per quella iniziativa. Trovo queste due professioni, seppur diverse, molto aderenti l’una all’altra. Molte volte la scuola mi ha aiutato nel mondo curatoriale e viceversa, tante volte c’è una contaminazione».
Una vita professionale guidata dalla creatività, quella di Ivan D’Alberto -pescarese di origini, classe 1979-, in cui si fondono più anime: quella di teorico e storico dell’arte contemporanea, del curatore, del giornalista, del docente. Fondatore del Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art (CAPPA) -ambito professionale da lui molto coltivato-, è direttore artistico della rassegna CORPO e, dal 2024, del Premio Sulmona, che ha proposto in una veste rinnovata.
Attualmente, insegna Storia dell’arte al Liceo MiBe di Pescara. La sua attività da docente l’ha portato a ricoprire incarichi in diverse Accademie e Università italiane. Ha lavorato come direttore artistico di istituzioni pubbliche e private e ha all’attivo la pubblicazione di vari volumi, tra cui: “CORPO estraneo/straniero” (2015), “Il Terzo Occhio” (2015), “Il corpo che abito” (2016), “Tutto è iniziato prima. Pescara e le sue gallerie d’arte: 1955-1975” (2017). Titolare di Art Agency, agenzia d’intermediazione tra gli artisti e il sistema dell’arte, è direttore artistico della collana “Casa dell’Arte” (Textus edizioni) e direttore responsabile della Rivista Segno.
Sono davvero numerose le attività in cui questo talento d’Abruzzo è coinvolto e che porta avanti con passione e competenza. Tra queste c’è il Premio Sulmona, che quest’anno ha spento 51 candeline e di cui è il nuovo direttore artistico.
«Sono stato contattato, così come avvenuto per altri curatori, e invitato a presentare un progetto» ci racconta Ivan. «Non ci speravo molto, poiché la mia idea era lontana dalla veste tradizionale del Premio. Invece, a distanza di non molto tempo, mi è stato chiesto di andare a relazionare la mia proposta».
“To Think. L’arte libera la mente” -questo il tema dell’edizione 2024, che ha preso spunto dall’ovidiana “è l’esperienza che rende artisti”- ha avuto il merito di unire il passato al presente, aprendo a nuovi linguaggi. Con lo sguardo “dritto e aperto nel futuro”, come cantava Pierangelo Bertoli, tutelando il passato e la storicità del premio.
«Ho aperto a linguaggi che in passato il Premio Sulmona non contemplava, come la videoarte e l’installazione site-specific. L’idea è piaciuta, è stata un’occasione per le realtà del territorio di raccontarsi».
Tenutasi lo scorso novembre e organizzata dal Circolo d’Arte e Cultura “Il Quadrivio”, la rassegna ha visto quest’anno la partecipazione di 25 artisti under 45, italiani e stranieri, cui sono state affiancate le tre sezioni “Omaggio”, “Accademia” e “Territorio”. Altra novità ha riguardato l’allestimento di esposizioni in più spazi della città di Sulmona, dando vita a una “mostra diffusa”.
Ha preso spunto dal titolo dell’amatissimo brano del classico di animazione Disney “Cenerentola”, invece, la quattordicesima edizione della rassegna Corpo.doc -Performance e arti visive “Bibbidi-BODY-dy-Boo, fa la performance tutto quel che vuoi tu”), ospitata a maggio a San Giovanni Teatino. Suggestiva la location scelta, il Circo della Luna, per enfatizzare ancor di più la dimensione magica dell’edizione 2024. Proposta anche una «rilettura in chiave politica» della figura di Cenerentola, «paradigma socioculturale che, se riportato al contesto della performance art, dimostra quanto i linguaggi performativi debbano essere considerati una forma d’arte di serie A». Performanceintesa non più come una “Cenerentola del mondo dell’arte”, dunque, ma linguaggio al pari di scultura e pittura.
Curata da D’Alberto, la rassegna è organizzata dal Centro di archiviazione e promozione della performing art (Cappa) di Pescara e ha puntato a offrire al pubblico un’esperienza davvero immersiva.
«La location individuata è un vero e proprio tendone da circo, che si trova in pianta stabile nel territorio di San Giovanni Teatino. Ogni edizione porta avanti un lavoro di indagine, di ricerca, sia a livello territoriale ma anche più ampio. Quando si concepisce un festival come “Corpo”, lo si fa tenendo presente anche i luoghi in cui si svolge. È stato realizzato in molte regioni italiane, abbiamo avuto anche due edizioni a Venezia. Il tendone da circo è stato inteso come luogo della magia, quello che la dimensione delle arti circensi riesce a determinare nel fruitore. Immaginiamo i bambini che vanno al circo: restano affascinati dal mangiafuoco piuttosto che dall’acrobata. Tutte le performance che sono state concepite avevano a che fare con la magia e con un’atmosfera molto vicina a quelle circensi».
Molto florida, inoltre, l’attività di ricerca portata avanti da D’Alberto. «Ho avuto la fortuna di imbattermi in editori che hanno creduto nel mio lavoro. Ho pubblicato una serie di volumi risultato di un’attività di ricerca, sia a livello territoriale -con ricostruzioni molto capillari su quello che è stato il sistema galleristico cittadino, ad esempio- sia sul fronte della performance, l’ambito di ricerca che più mi affascina».
Laureato in Lettere con indirizzo storico-artistico all’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, si è specializzato in Arti visive e discipline dello spettacolo all’Accademia delle Belle Arti aquilana. Ha in curriculum anche un master in Economia, gestione e valorizzazione dei beni culturali, conseguito all’Università d’Annunzio. Ha coltivato parallelamente la passione per la scrittura, collaborando con riviste di settore.
Tra i prossimi impegni, la presentazione della monografia su Vacre Verrocchio, per la nuova collana “Casa dell’Arte” della casa editrice Textus, che sarà legata a una mostra. L’appuntamento è fissato al 26 gennaio alle 18 alla Fondazione Michetti di Francavilla al Mare. “Vacre Verrocchio tra molteplicità e polisemia”, visitabile fino al 22 febbraio, è curata con Van Verrocchio.
Un ulteriore tassello a un percorso professionale molto ricco e in ascesa, che rende Ivan D’Alberto un nome di riferimento nel campo dell’arte e della performance.